GrilloPensante
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Chi non ha avuto modo di toccare con mano un Mulinello di questo calibro, può dire di non aver visto niente nel merito della genialià di progettazione di un mulinello,unita alla sua perfezione meccanica e funzionalità.
Questo mulinello è stato realizzato in Svizzera all'inizio degli anni '50 per a pesca a spinning.
Tra tutti i meccanismi dell'archetto prodotti nella storia questo è senza dubbio il più preciso, morbido e geniale di tutti. Nella mia ignoranza credevo che gli archetti a doppia molla degli Ofmer fossero il massimo della fluidità in chiusura ottenibile da un meccanismo che sblocca una molla; invece sbagliavo! Ci tengo a precisare che nessun archetto prodotto oggi ( anche ai vertici dei top di gamma) ha un meccanismo privo del benchè minimo impuntamento in chiusura, paragonabile ad un Ofemer. Normalmente chi usa mulinelli moderni pensa che per chiudere l'archetto si debba per forza prendere la rincorsa di manovella; in altro modo partendo a ridosso dello scatto si hanno 2 scelte: 1) chiudere manualmente l'archetto 2) disinserie l'anti ritorno e prendere la rincorsa di manovella. Un giovane pescatore abituato ai muli orientali non immagina neppure il livello d'ingegneria e meccanica di precisione già raggiunto negli anni 50!! Non parlo solo di fluidità nella manovra ma anche di precisione, velocità di scatto e impossibilità di chiusure accidentali. Sono balle e convinzioni di chi non sa e non ha mai preso in mano un mulinello del genere, il credere che un archetto si debba richiudere a mano o con la rincorsa... che sia più comodo... più funzionale...più affidabile!! Questo congegno dell'archetto, mai ripreso nella produzione in chiave moderna è studiato per accontentare il pescatore di spinnig più esigente di tutti i tempi.
Il massimo per uno spinnifilo è avere un mulinello che si apra col minimo sforzo, che si manovri istintivamente da qualsiasi posizione venga naturale e, che non implichi nessuna precauzione. Un mulinello che si richiuda molto velocemente ma senza incertezze, nel modo più sicuro, fluido e ovattato possibile, APPENA LA LENZA TOCCA L'ACQUA ( o addirittura un attimo prima! )
Nulla di paragonabile è prodotto oggi; infatti anche un mulo da spinning da 1000€ è " impuntoso " e duro da chiudere. Inoltre la manovra richiede l'uso di entrambe le mani!! Con questo mulinello, il Pescatore degli anni 50/60 poteva far tutto con una sola mano senza mai abbandonare la manovella, con l'altra. ( prerogativa dei bobina chiusa )
No è tutto qui!!
Lo Staro era costruito con tolleranze talmente basse e una precisione tale da essere assolutamente stagno, senza per questo avere neanche l'ombra di una guarnizione di tenuta! Cuscinetti? Nemmeno uno! Solo boccole autolubrificanti in sedi talmente ben fatte che nella pesca non si può desiderare una fluidità di marcia migliore.
Il drag: stiamo parlando di accoppiamento pignone e corona a livello di argano! Acciai di prim'ordine anche visti dall'alto della tecnologia odierna. Ogni materiale di questo mulinello era prezioso. Una macchina funzionale e precisa, indistruttibile.
La consistenza della coppia motrice e la sua meccanica degna di un orologio Svizzero da una linearità di marcia talmente precisa nelle 2 direzioni da non sentire il bisogno dell'antiritorno. In paratica; durante il combattimento si potevano eludere le sfuriate improvvise del pesce semplicemente lasciando libera la manovella di girare all'indietro. Attenzione! Della frizione parlerò dopo: ora un appunto sulle leve del meccanismo di rotazione della bobina, subordinato al rapporto di marcia della coppia. Nonostante la manovella sia libera e fluida da tutte e due le parti, questa non gira all'indietro senza che il pescatore lo permetta. Basta il minimo tocco sulla manovella per far si che lavori la frizione, sebbene lo stesso minimo carico impresso dalla lenza sulla bobina sia sufficiente per una rotazione all'indietro. Detto in parole povere: il pesce parte come un dannato e la frizione potrebbe non bastare. A questo punto basta lasciare libera la manovella e il meccanismo vanificherà la sfuriata escludendo il rischio di rompere la lenza. ( geniale vero?... semplice e geniale! )
Nota bene! Tutto si smonta senza utensili e gli incastri devolvono la tenuta a particolari oring in acciaio. Lo sblocco della tazza contenente meccanismo di imbobinamento, pacchetto frizione ecc. avviene per mezzo di un pulsntino posto sotto la tazza. La bobina, invece si fissa da sopra a scatto.
La frizione: qui bisogna spendere 2 parole perchè questa anticipava davvero i tempi. https://thumbs.worthpoint.com/zoom/images4...b01eb8821be.jpg Non era a comando ne anteriore ne posteriore, assenza di leve o pomelli intralciafilo in giro per il mulo o sulla manovella ( tipo ABU serie 5** - DAM a bob chiusa - RoyalProjet Sarfix ecc) ma una ghiera a portata di indice sotto la tazza; frizione composta da un pacchetto di speciali rondelle elastiche sottilissime, di grande diametro. ( diametro generoso come del resto tutta la bobina, piatta e larga) Nel sandwich si alternavano a quelle in acciao inox, rondelle in grafite e, siccome queste erano soggette ad usura, esisteva un registro. La frizione si azionava con l'indice per mezzo di una ghiera sotto la tazza e in questo modo si poteva pure frenare liberamente con la mano da sopra la bobina.
Il peso? Meno di 300gr. ( esattamente come un mulo di oggi a parità di potenza.
Non ho finito! Degno di nota il meccanismo di imbobinamento: l'alberino che prende il moto di rotazione dalla coppia corana pignone è fisso! Questo non oscilla in verticale ma ruota su se stesso e basta. Tutta l'oscillazione della bobina è demandata ad un ingenioso meccanismo sull'alberino,interno alla tazza.
Penultima chicca!! ( mi vien da ridere a pensare al twin power ) Sotto la bobina c'è una selettore con cui si poteva scegliere 3 tipi diversi di imbobinamento del filo!! Ultima chicca: la manovella corta ( vedi foto ) permetteva allo spinnofilo di fare un movimento in recupero a raggio molto stretto, con tutti i vantaggi che questo può dare nel recupero e animazione dell'artificiale. ( tutto senza fatica... lisci come l'olio! ) Degno di nota anche il congegno per mettere a riposo la manovella e oltre a proteggerla da urti accidentali ne minimizza gli ingombri.
Un particolare sblocco della manovella dal perno permetteva di impegnare una vite che riponeva la manovella sulla parte del corpo sottostante e perfettamente cilindrica.
Spero che dalle foto si possa desumere quanto non sono riuscito a raffigurare nonostante il mio impegno nel recensire un raro gioiello svizzero del passato.
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